mercoledì 28 marzo 2012

"Ontogenesi" della lettura

Illustrazione di Alessandra Vitelli.
Soggetta a copy right, gentilmente concessa dall'autrice.
Questa storia che l'ontogenesi è la ricapitolazione della filogenesi mi ha sempre colpita.

Tanto per rinfrescarmi la memoria, l'ontogenesi è lo sviluppo (biologico) di un organismo vivente dall'embrione allo stadio adulto, mentre la filogenesi è il processo evolutivo degli organismi dalla loro comparsa sulla terra ad oggi.

Cosi´, pensando all'argomento del blablabla di questa settimana, "La mia personale scoperta della lettura", mi accorgo di non ricordare nessuna particolare "scoperta", mentre forse posso riconoscere "La mia personale evoluzione di lettore".    

lunedì 19 marzo 2012

Breve storia della lettura - di Concetto Nicosia


La storia della lettura è legata alla storia della scrittura, nata nel mondo egeo, fra Mesopotamia ed Egitto. All’inizio si scrivevano geroglifici che combinavano elementi ideografici, sillabici e alfabetici. In seguito è arrivata la scrittura lineare, affermatasi nella versione divulgata dai fenici, grandi navigatori, che l’hanno diffusa fra i popoli mediterranei. Nella prima versione, le parole erano separate l’una dall’altra per mezzo di un punto o di uno spazio. Non vigeva ancora una regola fissa. Mancavano le vocali e la decifrazione del testo, lenta e  faticosa, richiedeva la lettura ad alta voce che facilitava la comprensione dello scritto. Una testimonianza di questo cambiamento di modalità della lettura la fornisce sant’Agostino nella pagina delle Confessioni dove racconta la sua sorpresa nel trovare sant’Ambrogio in chiesa con un codice in mano, intento a leggere in silenzio.

Tutti, da bambini, abbiamo iniziato a leggere ad alta voce. Più o meno presto siamo passati alla lettura silenziosa. Non c’è una sola forma di lettura. C’è quella attenta, vigile, razionale, riservata ai testi di studio e di ricerca, alla saggistica tecnica o scientifica. La lettura della narrativa, come chiarì David Hume poco dopo la nascita del romanzo moderno, assume invece «la forma di un pensiero guidato dalle emozioni»[1]. Fino al seicento la lettura era in larga parte un rito collettivo. La bassissima alfabetizzazione faceva sì che una voce lettrice comunicasse il testo scritto a un pubblico di ascoltatori. La lettura individuale era esercitata da un esiguo numero di esperti lettori. In pubblico si leggevano anche i testi letterari. Si dava il caso che questi lettori professionisti non aa in grado di capire ciò che leggevano, quando erano impegnati con testi scientifici o tecnici. Un notevole impulso alla diffusione della lettura arrivò dall’invenzione della stampa tipografica a caratteri mobili. Nel 1450 dai torchi del laboratorio di Gutenberg fu stampato il primo libro che, fra le altre cose, meglio dei rotoli si prestava a una lettura ad alta voce, effettuata da un lettore alfabeta a vantaggio di un pubblico analfabeta. Lo testimonia Cervantes che, all’inizio del capitolo LXVI della seconda parte del Don Chisciotte si rivolge, com’è solito fare, al lettore: il capitolo, dice, «tratta di ciò che vedrà chi lo leggerà, o che sentirà chi se lo fa leggere». Un caso di lettura oralizzata molto comune all’inizio del seicento, quando Cervantes scriveva. Alla divulgazione del libro stampato molto contribuì Aldo Manuzio, geniale tipografo, la cui attività editoriale ebbe un ruolo fondamentale nella diffusione della lettura. I suoi eleganti volumi in ottavo, tascabili e maneggevoli, facilitarono la conoscenza degli autori classici, nel rinascimento. In una lettera del 1513, Niccolò Machiavelli racconta a un amico le sue mattinate in campagna, trascorse nella lettura di Ovidio o di Tibullo, seduto all’ombra di un albero. Per godersi la lettura di un buon libro, non c’era più bisogno degli ingombranti leggii di un tempo. Libri maneggevoli, da portare in viaggio, esistevano anche prima di Manuzio. Lo documenta Francesco Petrarca che, nel resoconto della sua celebre ascensione sul Mont Ventoux, afferma di essersi rilassato, una volta raggiunta la sommità, con la lettura di una copia tascabile delle Confessioni di sant’Agostino.

La scrittura gotica fu definitivamente messa al bando dagli umanisti che la consideravano tipica manifestazione della incultura dei popoli barbari del medioevo. Già un proto umanista come Petrarca, gran lettore, aveva auspicato: «una scrittura libraria esatta e chiara e piacevole all’occhio». Sarà Manuzio, un secolo dopo, a fornirla ai lettori. Si fece ricorso anche al corsivo, semplice e poco ingombrante. Gli artisti del primo rinascimento, nelle loro iscrizioni sui dipinti adottarono l’elegante capitale quadrata romana, carattere maiuscolo simmetrico e chiarissimo. Dal cinquecento in poi, il libro a stampa, economico e maneggevole, conquista un nuovo pubblico di lettori. L’editoria si attrezza e si aggiorna. fra editore e lettore funziona da tramite il libraio e nasce la figura del venditore ambulante di libri, attivo sia in città che in campagna. La lettura non è più svago per pochi colti eletti, diventa pratica più diffusa e popolare. La nuova, diversa  impaginazione dei testi stampati, con le parole separate, permise un lettura più veloce e silenziosa. La lettura silenziosa che consentiva di nascondere agli altri cosa si stesse leggendo, favorì la diffusione scritta delle culture laiche ed eretiche, negli anni della riforma e della controriforma. Lo sviluppo, nel seicento, di un’utenza popolare, poco alfabetizzata, stimolò la nascita di un’editoria  specializzata in testi popolari: ballate, almanacchi, scritti di magia  e oroscopi, versioni semplificate dei racconti picareschi e di cavalleria. Nascono anche le prime collane di libri economici. Primi tascabili sono i chapbooks inglesi  e la francese “Bibliothèque bleue“.

L’alto costo dei libri, nel settecento incoraggiò nascita e sviluppo di biblioteche circolanti che i libri li davano in prestito, dietro abbonamento. I libri si potevano leggere senza comprarli, in prestito temporaneo, anche nelle società di lettura. Per rendere più comoda la lettura si cominciarono a produrre  «mobili per la lettura», sedie a sdraio con leggio incorporato, destinate soprattutto al pubblico femminile, alle signore della buona società che, coperte da una calda liseuse, parola francese derivante dal verbo lire, leggere, si dedicavano al piacere della lettura nel loro boudoir. Ma, nel settecento, la lettura era sconsigliata alle donne, si considerava nociva per la salute e per la bellezza, si diceva che potesse danneggiare la vista, sciupare la figura, provocare svenimenti e alterazioni del ritmo cardiaco. Meglio dedicarsi al più innocuo ricamo. Se proprio volessero farlo, era preferibile farlo in compagnia di altri lettori o lettrici. La lettura solitaria poteva indurre pigrizia, egoismo, erotismo. In quel secolo la lettura non era giudicata in base alla qualità dei testi bensì secondo una graduatoria di generi letterari. Al primo posto, come lettura più raccomandabile, si collocavano i testi sacri, all’ultimo i romanzi che, a sentire gli accusatori, richiedevano una «forma di lettura veloce, deconcentrata, quasi inconsapevole»[2]. Lettura «narcotica» secondo il filosofo Fichte, che non amava i romanzi. Notevole  impulso all’aumento del pubblico dei lettori lo diedero alcuni clamorosi successi editoriali: la Pamela di Richardson in Inghilterra, il Werther di Goethe in Germania, la Nouvelle  Héloȉse di Rousseau in Francia. Le biblioteche circolanti fiorirono in tutta Europa, in quel secolo. Per gli avversari della lettura, non fornivano un servizio sociale e culturale, erano invece «ricettacoli di corruzione morale e bordelli» che avvelenavano i popoli con l’«arsenico dello spirito». In quel secolo, la lettura estensiva sostituì la lettura intensiva. Il lettore intensivo aveva a disposizione un numero molto limitato di libri che leggeva e rileggeva in continuazione. Dopo l’invenzione della stampa e il grande sviluppo della produzione libraria, il lettore estensivo ebbe modo di consumare molti testi differenti. Al tempo di Goethe in Germania si parlò di Lesewut, «rabbia di leggere». Una maniera rabbiosa, compulsiva, maniacale di affrontare la lettura. La lettura intensiva non scomparve. Anzi, alcuni romanzi di grande successo, come il Werther di Goethe oppure il Paolo e Virginia  di Bernardin De Saint-Pierre divennero oggetti di culto, letti e riletti, imparati a memoria, recitati in pubblico. Alla lettura si accordava tanta importanza da far avanzare, a fine secolo, l’ipotesi secondo cui fra i fattori che avevano preparato la rivoluzione francese e la caduta degli anciens régimes europei bisognasse collocare anche l’eccessiva diffusione della lettura. A esempio della degenerazione di quella pratica scellerata si portava il caso degli operai edili inglesi che, ormai, nelle pause del lavoro ingannavano il tempo non con il tradizionale tè, ma con la lettura del giornale. Si parlò di bibliofagia, di «furore di leggere», di lettura come malattia sociale, di vera e propria epidemia incurabile.

Già nel settecento i romanzi erano letti in prevalenza dal pubblico femminile. Sin dalle origini, a partire dalla Pamela di Richardson, filo conduttore del racconto era l’amore e la sua destinazione sociale, matrimonio e famiglia. protagonista ideale era la donna o, meglio, la fanciulla votata alle nozze e destinata a sposarsi, a trovar partito. Nei maggiori romanzi, le protagoniste in gonnella sono designate soltanto con il nome di battesimo, Clarissa, Pamela, Emma, Charlotte, Justine. E l’amore di cui si nutre il romanzo moderno è l’amor sentimentale che è cosa diversa dall’amore cortese, intorno al quale rotava la narrativa medievale, cavalleresca. Nel secondo ottocento, ,nell’età dell’alfabetizzazione di massa, aumenta a dismisura il numero delle lettrici. Grazie a loro, si consolida il mercato di manuali di cucina, delle riviste femminili, e, soprattutto, dei romanzi popolari economici. Gli editori curano questa fetta di mercato. A Milano l’editore Stella lancia una collana  di pubblicazioni destinate «ale donne gentili».

Con il vostro permesso vorrei, in conclusione, proporvi una considerazione personale. Un luogo comune vuole che la lettura sia una buona occasione per passare il tempo. In verità ci permette di  prendere atto del nostro rapporto con il tempo, perché produce una sospensione del tempo ordinario, sostituito dal tempo narrato. È una forma di evasione dalla realtà e di immersione in una realtà parallela.




[2] Ian Watt, Le origini del romanzo borghese, p. 25.
[2] Ian Watt, Le origini del romanzo borghese, p. 25.

domenica 18 marzo 2012

Turner, Monet, Twombly - Later paintings

Questa mostra era stata presentata a Stoccolma, da ottobre 2011 a gennaio 2012 (vedi). Ora si trova alla Staatsgalerie, a Stoccarda fino al 28 maggio prossimo (vedi). Andra' poi alla Tate a Liverpool.
Debbo dire che a me la mostra e' piaciuta molto, e trovo che esporre questi tre artisti a confronto sottolinei dei tratti comuni che li valorizzano.

venerdì 16 marzo 2012

A spasso per Parigi!!!

PREMESSA. Supponiamo che dobbiate andare a Parigi per lavoro e supponiamo che abbiate deciso di rimanere li' il finesettimana a guardarvi in giro: potreste dare un'occhiata a cosa succede di speciale e .... tra le altre cose potreste trovare una mostra sulla bellezza della matematica. Si trova alla Fondazione Cartier, vicino al mio albergo, per giunta. Quando si dice le coincidenze! Vi consiglio di dare un'occhiata al sito che vi ho messo in link: e' molto interessante :-)  

SVILUPPO. Ci sono stata! E la mostra? molto interessante, non potrei dire bella. Ho perfino comprato il catalogo, che e´piu´che altro un catalogo di idee.  

martedì 13 marzo 2012

24 febbraio 2012 Ultima serata del Blablabla

Il 24/02/2012  a casa di Rossana si è tenuto l'ultimo appuntamento del Blablabla con il libro  “Gli scali del Levante” di Amin Maalouf ,  presentatoci dalla Fiammetta, con notevole partecipazione e coinvolgimento.
A seguire, l’argomento più generale : “Il Mediterraneo”, che questo libro aveva in un certo qual modo introdotto. A  presentarcelo Claudio, documentatosi su vari testi di cui ha promesso, con calma, di inviarci la bibliografia .
Per saperne di più, è in corso di pubblicazione sul nostro Blog  approfondimenti di entrambi i relatori .
Come al solito, prima di dare la parola ai relatori, però, si è parlato dei prossimi appuntamenti:
Venerdì 30/03/2012 a casa di Marina e Nino , serata collettiva dal titolo : “La mia personale scoperta della Lettura” dove ognuno dei Balblablisti avrà modo, se vorrà, di parlare delle prime proprie emozioni provate nel correre tra le righe della lettura; o delle emozioni provate una volta chiuso quel libro; o delle emozioni...... .
In Aprile, la data è ancora da decidersi, a casa di Cochi ed Anna e sotto la loro "Regia" si svolgerà una serata dedicata a Dickens, per onorarne il bicentenario della nascita.

A tal scopo i Signori Blablablisti sono stati invitati a presentare dei " desiderata"  fra una serie di titoli (romanzi, racconti, cinema, teatro, musica) inerenti al Dickens, suggeriti dai  nostri "Registi".
Tra qualche tempo sapremo  "Chi" ci parlerà di "Cosa".
In un sucessivo Post verranno tempestivamente(?) pubblicati le scelte dei vari relatori di quella sera.
In Maggio, a casa di Claudio (e Liviana - antica Blablablista anche lei). 
Il titolo sarà: “Le Donne Argentine nella dittatura dei Colonelli”. A presentarci l’argomento sarà la Bona.
Si è parlato anche del nostro Blog, voluto con entusiasmo da pochi e ignorato con snobbismo (leggere con tono provocatorio e scanzonato) dai più. Mai decollato anche perchè, ci è parso di capire, che quotidianamente la maggior  parte di noi la passa, per un motivo o per un altro, per lavoro o per diletto, davanti al compiuter e diventa quindi difficile partecipare commentare o concorrere alla vita del( http://blablablabologna.blogspot.com/ )!!!

Ciao a tutti (zenza polemica)
Daniele